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"Posso fare un disegno?"

  • Immagine del redattore: Paola Paolini
    Paola Paolini
  • 5 giu 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 20 ott 2020

Era la domanda che gli alunni della scuola "Elementare" rivolgevano più spesso durante la lezione alla maestra che previdentemente teneva sempre sulla cattedra un pacco di fogli riutilizzabili e una scatola di cartone piena di pennarelli recuperati, da "prestare" in caso di necessità.

Vissuto come un momento rilassante e gratificante al termine di una attività o come il desiderio di illustrare un argomento appena trattato o come la voglia di fissare

un'emozione, un evento... il disegno era amato dai bambini come mezzo espressivo naturale, spontaneo, senza intenti predeterminati.

Ma da qualche anno, come anch'io ho avuto modo di osservare direttamente nelle classi,

gli alunni richiedono sempre meno di disegnare spontaneamente e liberamente e non ne sembrano particolarmente interessati, probabilmente perché troppo presi dal ritmo incalzante delle attività disciplinari; forse per mancanza di tempo, forse per evitare la frustrazione di un risultato insoddisfacente; forse perché attratti più dalla "realtà virtuale della tecnologia" che dalla "realtà virtuale dell'immaginazione"...

Ho colto spesso il loro palese rifiuto ("Non voglio disegnare! Non sono capace!"), la frettolosità ("Ho già finito!"), la faticabilità ("Sono stanco di colorare, faccio solo i contorni!"), l'insicurezza e la resa ("Non so come si fa; fammelo tu!"), la difficoltà emotiva ("Non mi piace disegnare!).

Tuttavia l'evoluzione del disegno e le sue consuete fasi (il "realismo fortuito" dei 3 anni; il "realismo mancato" dai 3 ai 5 anni; il "realismo intellettuale" dai 5 agli 8 anni e il "realismo visivo" dai 9 agli 11 anni) sembrano essere confermate nella loro progressione graduale: quello che si nota invece è un frequente rallentamento nel passaggio da uno stadio all'altro, con il perdurare nelle età più avanzate di elementi e strutture tipiche delle età precedenti, indipendentemente dalla presenza di specifiche difficoltà.

Tutto questo sembrerebbe in linea con la disarmonia evolutiva che si evidenzia in molti bambini e bambine di oggi: forte accelerazione dello sviluppo cognitivo e delle competenze settoriali e tecnologiche ma una significativa immaturità negli aspetti emozionali, relazionali ed affettivi.

Sono ancor più convinta di quanto sia importante motivare gli alunni, appassionarli, incuriosirli verso questa attività, far loro sperimentare la possibilità di esprimersi emotivamente attraverso una traccia creativa su un foglio. Ho visto molti insegnanti, pur con la grande difficoltà di gestire i tempi frenetici e ristrettissimi del lavoro quotidiano, riuscire a stimolare i bambini all'espressione libera e alla fantasia, all'utilizzo di tanti diversi materiali grafici e pittorici, all'osservazione del bello, dell'arte, della pittura; riuscire a suscitare in loro il gusto di narrare e di esprimersi con segni e colori; farli emozionare con l'esperienza dell'ascolto di brani musicali mentre si disegna, alimentando il senso di libertà creativa senza preoccuparsi del risultato e della valutazione.

I bambini rispondono velocemente e inaspettatamente a queste sollecitazioni, scoprono il piacere del gesto grafico, si raccontano, inventano, fantasticano, si emozionano e ricominciano a chiedere alla maestra: "Posso fare un disegno?"


 
 
 

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